Il Mulino di Pontevecchio
Il Mulino di Pontevecchio
Il mulino “del ponte” o “della Comunità”, in località Ponte Vecchio di Frontino, è documentato dal 1658, quando il cardinal legato Omodei ne autorizzò la costruzione (ricostruzione o restauro). Le sue origini però sono molto più antiche, legate alla fondazione del Castello (1200), che da qui veniva rifornito di farina e pane. Un antico documento, rinvenuto nella Biblioteca Ducale di Castel Durante, ricorda che un camminamento sotterraneo collegava il Palazzo Vandini (1430), nel centro storico del Castello, allo stesso Mulino.
Il Mulino, recentemente restaurato, è alimentato dalle acque del Torrente Mutino. E’ stato per secoli impianto di notevole importanza nel quale si veniva a macinare da molte comunità circostanti. Era dotato di due macine (impianti), per il grano e per le biade, e di una in gualchiera per la follatura dei panni.
L’alta banchina, costruita 100 metri più a monte, con tronchi di rovere verticali, favoriva la captazione e la conseguente canalizzazione dell’acqua fino al bottaccio del Mulino.
Nel territorio comunale sono conservate varie macine in pietra da guado, alcune delle quali del tardo ‘500; è conservato anche un Mulino a mano, con la scritta “F.M. (quasi certamente Francesco Mazzarini) 1742” che serviva a macinare piccole quantità di grano in evasione all’imposta di macinato e in casi di emergenza idrica. Il complesso del Mulino di Ponte Vecchio si compone di tre stabili in muratura di pietra e di una torre destinata nei secoli scorsi all’avvistamento e alla difesa. Oggi, il visitatore può prendere visione di due impianti di macine di pietra, attivi secondo l’antica tradizione, ma azionati ad energia elettrica, per la trasformazione del grano in farina, regolarmente funzionanti nel locale più grande ubicato a fianco della torre e di un apparato molitorio azionato ad acqua, come in origine, per scopo didattico. Il Mulino trecentesco è destinato ad attività molitoria e a museo della storia contadina. L’obiettivo perseguito è quello della valorizzazione delle tradizioni connesse alla molitura e alla panificazione, nonché la riscoperta delle tradizioni storiche e rurali legate al pane, attraverso la messa in mostra del ciclo del grano, secondo le tecniche dell’agricoltura biologica.